La mappa rappresenta piazza Maggiore a Bologna e i suoi dintorni.
Segni convenzionali
I vuoti indicano spazi all’aperto: piazze e vie;
i pieni indicano palazzi che può valer la pena visitare;
i puntini indicano edifici di altro genere;
il rettangolo al centro delimitato da linee rappresenta la parte centrale di piazza Maggiore, detta confidenzialmente “crescentone”;
linee sottili e poco in rilievo sono gradini di scalinate;
il bottone rotondo è la fontana del Nettuno.
Esplorazione
Disponete la mappa con la scritta in alto. Grosso modo quello è il nord.
Da una esplorazione sommaria della mappa scoprirete che qui strade, piazze ed edifici si dispongono secondo linee parallele e perpendicolari ed angoli retti.
Ora cercate il rettangolo vuoto delimitato da linee che si trova al centro della mappa. Siete al centro della piazza. La pavimentazione rialzata di granito bianco e rosa che state virtualmente calpestando è chiamata scherzosamente “crescentone”, con una similitudine gastronomica che si riferisce alla crescenta, la tipica focaccia petroniana che potete trovare da qualunque fornaio.
Da qui ci passano tutti: i pensionati che discutono riuniti in capannelli la domenica mattina, gli studenti sulle loro bici, famiglie a passeggio e persone provenienti da ogni angolo del mondo. Sulle gradinate di San Petronio siedono turisti stranieri o studenti Erasmus che si godono la vista, sorridono e si sentono già a casa loro.
Questa è la piazza più grande di Bologna, è il suo cuore, è qui che – da ottocento anni – si svolge la vita comune della città. Questo è l’ampio spazio che ospita i cortei delle manifestazioni e le commemorazioni del 2 agosto. D’estate si trasforma in un enorme cinema all’aperto che proietta classici, mentre a Capodanno richiama una folla festante che accorre per veder bruciare il vecchione. Quando ci verrete, magari sarete fortunati e in zona stazionerà Beppe Maniglia, personaggio molto popolare, che spara rock a tutto volume e che in gioventù riusciva a far esplodere le borse dell’acqua calda soffiandoci dentro, come fossero palloncini.
Ma facciamo ora il giro della piazza in senso orario partendo dal lato nord. Usciamo perciò dal rettangolo vuoto, cioè scendiamo dal crescentone. Di fronte a noi c’è il portico del palazzo del Podestà. Sotto il portico ci sono due bar nei quali vi sconsiglio di prendere qualcosa, a meno che altri non ve la offrano.
Dietro al palazzo del Podestà, separato nella mappa da una sottile linea vuota, c’è il palazzo di Re Enzo, che prende il nome dal suo illustre inquilino, il figlio di Federico II, che vi fu imprigionato per ventitré anni dopo la battaglia di Fossalta del 1249.
Ma tornate nel rettangolo centrale. A destra, di fronte al lato corto del crescentone, e cioè ad est, c’è il portico del Pavaglione ed il palazzo dei Banchi, che non è un vero palazzo ma solo una facciata scenografica eretta nel Cinquecento per completare la piazza e coprire le disordinate case del mercato di Mezzo. Il mercato c’è ancora, vivacissimo e farete bene a farci un giro: vi si accede dalle stradine che attraversano il Pavaglione. Sotto questo portico si aprono numerosi negozi, specie di abbigliamento.
A sud del crescentone trovate la maestosa mole di San Petronio: vi siete accorti delle sottili linee che indicano la scalinata? La facciata della basilica è incompiuta e nella parte inferiore, rivestita di marmi bianchi e rosa, offre gli splendidi bassorilievi del portale scolpiti da Jacopo della Quercia raffiguranti le storie della Genesi.
Accanto, a sinistra, sorge il medievale palazzo dei Notai. A sinistra del palazzo dei Notai, in direzione sud, c’è via D’Azeglio dove abitava Lucio Dalla.
Ma noi passiamo al lato ovest, il lato corto a sinistra del crescentone. Su questo lato si erge palazzo d’Accursio, con il suo aspetto di fortino inespugnabile. È stato sede del Comune fino a non molti anni fa e ancor oggi, che il Comune ha una nuova sede un po’ lontano, qui restano ancora diversi uffici e il consiglio.
All’interno del palazzo D’Accursio trovate i vuoti indicanti i cortili. In quello piccolo qui sulla mappa, quadrato, c’è il salotto di pietra. Sono divani, tavolino e poltrone di pietra, scolpiti da Pinuccio Sciola, e che sembrano un invito ai cittadini a servirsi dello spazio pubblico anche per una conversazione amichevole e domestica. Poi, se venite in visita, vi faremo toccare le misure scolpite sulla facciata del palazzo. Erano in passato utilizzate dai commercianti del mercato: il piede, il braccio, il doppio braccio e la pertica.
Proseguendo verso nord lungo la facciata incontreremmo il sacrario dei partigiani. È un monumento che si è creato spontaneamente, sull’onda di un bisogno impellente della popolazione che, immediatamente dopo la Liberazione del 21 aprile 1945, cominciò ad appendere qui le foto dei cari uccisi o dispersi che avevano aderito alle formazioni partigiane, a deporre fiori, a riunirsi per commemorare il loro sacrificio. I partigiani caduti nei venti mesi di occupazione nazista furono 2064, e nel sacrario ne sono menzionati o effigiati 2052.
Ma proseguiamo lungo la facciata di questo palazzo verso nord. Trovate un’altra scalinata? E’ quella di Sala Borsa. Ma qui non si trattano azioni e obbligazioni: questa è una grande biblioteca multimediale, che è anche una piazza coperta per incontrarsi e aggiornarsi sui progetti per la Bologna che verrà. Contiene 200.000 libri, di cui 55.000 per ragazzi e bambini, 12.000 Vhs e Dvd, 20.000 Cd musicali e una collezione di audiolibri e persino libri tattili.
Ed ecco che, senza accorgercene, siamo entrati in un’altra piazza, quasi un’espansione di piazza Maggiore: è la piazza del Nettuno, e infatti al suo centro la nostra mappa riporta un tondino: rappresenta la fontana appunto del Nettuno o del gigante, uno dei simboli di Bologna.
Se ci inoltriamo ancora un poco verso nord, ci coglie il traffico di moto e automobili di via Rizzoli verso destra (est) e via Ugo Bassi a sinistra (ovest) che sono due delle denominazioni che prende la via Emilia passando per Bologna. Verso nord invece inizia via Indipendenza che non vi porta alla stazione, ma che vi ci avvicina molto.