L’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola

La mappa rappresenta il circuito di Imola con i suoi immediati contorni: vie di fuga, paddock, linea di partenza e di arrivo.

Segni convenzionali

La linea grossa è la pista;
le crocette indicano le curve principali dette anche varianti;
i tratti grossi in prossimità delle curve indicano vie di fuga in cemento;
le aree a righine indicano vie di fuga in ghiaia o sabbia;
la superficie punteggiata è quella dei paddock;
due lineette verticali sono la linea di partenza e di arrivo;
un tondino bucato indica lo zero cronometrico.

Qualche premessa

Inaugurato nel 1953, l’Autodromo Internazionale Enzo e Dino Ferrari è universalmente riconosciuto come un tracciato molto tecnico, difficile da interpretare, con curve e staccate piuttosto complesse: percorrerlo a un ritmo elevato richiede un profilo di livello professionale.

Il circuito misura 4909 metri e si percorre in senso antiorario, con 12 curve a sinistra e 9 a destra. È un circuito stretto, che torna in Formula 1 per la prima volta dal 2006 ed è leggermente diverso da quello dell’ultima gara precedente a questa data.

Il 1 novembre 2020 Lewis Hamilton su Mercedes-AMG F1 W11 EQ Performance ne ha stabilito il Tempo record in gara in 1’15”484, mentre Il record assoluto del circuito è di 1’13″609 stabilito da Valtteri Bottas su Mercedes nelle qualifiche del Gran Premio dell’Emilia-Romagna 2020. Il nostro giro sarà molto meno veloce, ma tanto non siamo in gara.

Un giro di pista

Disponete la mappa in orizzontale con l’angolo tagliato in alto a destra. Osservate a due mani l’intera immagine a rilievo e troverete che la forma complessiva assomiglia ad uno stivaletto, col gambale nella parte destra della mappa, la punta della scarpa nell’angolo basso a sinistra e la suola lungo il margine inferiore.

Sarebbe bello partire dalla linea di partenza, come i piloti, ma ci pare più agevole per la nostra esplorazione partire dalla crocetta che si trova più vicina all’angolo in alto a destra della nostra mappa.

La croce indica la curva detta La Tosa. Al suo esterno osservate un triangolino rigato: è una via di fuga in ghiaia. Ne troveremo di simili all’esterno di ogni curva. Poiché il circuito si percorre in senso antiorario, anche noi faremo lo stesso. Quindi lanciamoci nel rettilineo che va verso sinistra fino alla curva Piratella, che piega per poco più di 90 gradi verso il basso. Al suo esterno una lunga via di fuga in ghiaia.

Scendendo, una nuova croce indica la curva detta delle Acque Minerali, che riporta la direzione della pista verso sinistra. Stavolta all’esterno di questa curva, ma all’interno del circuito, trovate ben due vie di fuga affiancate. Quella più vicino alla pista, rappresentata da un tratto pieno, indica il cemento, la successiva rigata invece è in ghiaia.

Possiamo pensare il tratto che ora va verso sinistra come la tomaia superiore del nostro stivaletto. Sarebbe un lungo tratto quasi rettilineo se dopo un po’ non ci fosse uno stretto scarto, una serpentina, come una S segnalata dall’apposita croce: è la Variante Alta, recentemente ridenominata Fausto Gresini in onore del campione motociclistico (due mondiali sulla classe 125) scomparso 60enne nel febbraio del 2021 a causa del Covid. La S della Variante Gresini ha una sola via di fuga in cemento.

La doppia curva sulla punta della scarpa è la Rivazza, fornita di ampia fuga esterna e di una piccola interna, entrambe in ghiaia.

Ci troviamo ora nel lungo tratto affiancato dall’area punteggiata che rappresenta i box. Il tratto grosso tra i box e la pista sono le tribune, oltre la pista c’è una via di fuga in ghiaia… ma dov’è la curva? E c’è anche una croce che la indica: non è rilevabile dalla mappa perché le ultime modifiche al tracciato l’hanno eliminata. Qui c’era una serpentina simile alla variante alta Gresini e infatti si chiama Variante Bassa. Al suo posto ora c’è una chicane.

Poco dopo trovate una breve linea verticale che parte dalla pista: è la linea del traguardo. Poco oltre un’altra linea simile indica invece la linea di partenza, e un tondino bucato all’esterno della pista indica lo zero cronometrico.

Procediamo ora verso il tacco e troviamo una tripla curva munita di fuga in ghiaia all’esterno e in cemento all’interno: è la curva del Tamburello, quella nella quale trovò la morte Ayrton Senna il primo maggio 1994.

Risalendo ora obliquamente verso la parte superiore della mappa, un’altra crocetta esterna alla pista ci indica la curva Villeneuve, guarnita di vie di fuga sia all’interno che all’esterno. Dopo breve tratto raggiungiamo La Tosa da cui siamo partiti.

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